Dicono di noi…

Roccagloriosa

Agli amici che d’estate vengono a villeggiare in Cilento non mi stanco di raccomandare una visita alla zona interna di questo territorio e cioè a quella parte che confina con il Vallo di Diano e che insieme al Vallo è la propaggine occidentale dell’antica Lucania. A voler essere pignoli, dunque, il Cilento sarebbe altro e cioè quello antico e propriamente detto tale, ma oggi con il toponimo  Cilento s’intende tutto il  territorio che a partire dal fiume Sele si estende in tutta la parte sud della provincia di Salerno. Il Cilento di cui si parla è quello dei monti che, come se fossero fatti a scala, scendono dai quasi duemila metri fino al mare degradando in colline dolci, bellissime, verdi, sempreverdi perché ricche di olivi e di macchia mediterranea e con un habitat ricchissimo di biodiversità, che se  potessero essere tramutate in soldoni, non basterebbero i forzieri di Paperon dei Paperoni a contenerle. Le biodiversità, sia esse botaniche o zoologiche consentono a quel territorio di offrire quanto di meglio esista in tema di gastronomia che si esprime nel connubio con la Cultura dei luoghi.

Su un colle che sembra la punta di un cono sorge l’incantevole Roccagloriosa, paesino delizioso, ricco di antichi e nobili palazzi con portali aristocratici, abitato da gente che conserva l’antico culto dell’ospitalità e che si affaccia sulle valli formate dai bacini di due fiumi, il Mingardo a Nord che sfocia nel mare di Capo Palinuro e il Bussento a Sud che sfocia nel Golfo di Policastro tra la ridente Scario e l’antica Pixuntum, Policastro Bussentino. Quasi una sorta di Mesopotamia cilentana. Non c’è zolla di quel territorio che non racconti storie di antiche ed antichissime di Civiltà che a partire dal V secolo a.C. si svilupparono in quel luoghi. Roccagloriosa, non voglio rubare, dilungandomi, materia di discussione agli Archeologi, racconta visivamente in due Antiquarium il suo ruolo su quel percorso che univa la costa Ionica, Taranto per intenderci e la costa Tirrenica Elea e Posidonia, cioè Velia e Paestum, Rocca, costituiva uno dei punti di valico di questo percorso che i mercanti compivano e al tempo stesso era un insediamento Lucano, che tra il IV° e il III Secolo d.C.consentiva e controllava la regolarità dei traffici e la “pace” in quelle terre. I traffici erano sicuramente molto attivi, i reperti, anche gioielli, trovati nelle numerose tombe sono la dimostrazione del come e del perché gli influssi artistici dei manufatti fossero di origine tarantina. Ma Roccagloriosa riserva anche sorprese gastronomiche che discendono dalle biodiversità sviluppatesi proprio in virtù dei traffici di cui prima si è detto, per merito  di un imprenditore agricolo e di tutta la sua meravigliosa famiglia. E’un  esempi odi attaccamento alla terra, alle proprie origini, ai valori culturali di quella Civiltà contadina che ha generato il concetto di “Dieta Mediterranea”. Ebbene, Francescantonio Cavalieri, www.francescantoniocavalieri.com, da anni, seguendo l’esempio dei suoi antenati produce un Farro che viene coltivato, in maniera assolutamente biologica in un’area alle pendici del vicino Monte Bulgheria. E’ una coltivazione che prospera grazie alle correnti d’aria che si creano tra il bacino del fiume Mingardo e il bacino del fiume Bussento ed è unica nella zona assolutamente indenne da pesticidi che , fortunatamente, in tutta questa parte del Cilento risultano sconosciuti alle coltivazioni ed ai coltivatori, i quali, abituati da secoli a produrre per sé e per una microeconomia locale e quindi attenta alla salute privata e pubblica continuano , come hanno sempre fatto a bandire pesticidi e prodotti chimici che snaturerebbero i prodotti della terra. Questo Farro, sconosciuto al mezzogiorno occidentale si ritrova rigoglioso alle pendici del Monte Bulgheria perché portato in quella zona nei tempi in cui Roccagloriosa, come si è detto, era uno dei punti di cerniera tra lo Ionio e il Tirreno tra la Magna Grecia Tarantina e la Magna Grecia Eleatica. Questo Farro è lo stesso che da secoli ha sfamato le popolazioni contadine del contado brindisino e tarantino e che ora troneggia negli stellati menù dei ristoranti della Valle dell’Itria. Naturalmente l’intelligenza imprenditoriale di Francescantonio Cavalieri, ha adeguato il prodotto alle richieste dei gusti e della  gastronomia moderna, offrendo ai visitatori della sua Azienda una farina per la Polenta e le “freselle di Farro”, che occupano una nicchia preziosa nella produzione dell’Azienda. Il Farro è stato il primo frumento apparso nella dieta umana, il sogno di ogni veterano delle Legioni romane che aspirava alla coltivazione di campi di farro dopo aver combattuto con onore per anni. E’, dunque il progenitore della Civiltà contadina insieme con l’ulivo e la vite, una coltivazione antica che oggi rivive a Roccagloriosa, nel Cilento e che appare come il fil rouge che lega il passato di antiche civiltà contadine al presente nel rispetto della madre Terra, che ci nutre con i propri preziosi prodotti. Le freselle e la farina di Farro sono l’interpretazione moderna della Civiltà contadina.

E dove c’è il Farro, non potevano mancare i Fagioli che sono figli della terra dove le acque pure scorrono in rivi e ruscelli e lì, nella Mesopotamia cilentana il rumore dell’acqua che scorre lungo i solchi che nel tempo la Natura ha scavato per riversare nei due fiumi il frutto di antiche sorgenti, è come una musica scritta tra i filari di piante di fagioli di antiche qualità, tenute orgogliosamente in vita e non toccate dalla tecnologia moderna. Altri componenti della Dieta Mediterranea, i fagioli, cibo povero, ma ricco di preziose proteine, costituiscono un naturale connubio con il farro in un trionfante desco imbandito con le prelibatezze della Terra.

L’Acqua è la regina in quella zona ed è facile incontrare Aironi plananti che si vengono a posare nei terreni immediatamente adiacenti l’Azienda Cavalieri, che produce , grazie ad un ambiente incontaminato, uno dei suoi gioielli più preziosi, il Miele. Dove c’è acqua ci sono piante, dove ci sono piante ci sono fiori e dove ci sono fiori ci sono, fortuna per noi umani, le api che aiutate da un clima favorevolissimo sono in volo,  praticamente tutto l’anno, tra Acacie, Corbezzoli, Eriche, fiori di ogni genere della macchia mediterranea sempre verde. Il miele di un ambiente incontaminato è un bene prezioso ed insieme ad esso sono un bene prezioso tutti i prodotti del lavoro delle api, il Propoli, il Polline, straordinario  composto di prodotti essenziali per l’organismo e la Cera vergine, quella bellissima cera che è alla genesi di tante opere scultoree fin dall’antichità e che è diventata un prodotto raro. L’Azienda di Francescantonio Cavalieri è un modello di produzione agricola compatibile e biologica ed è diventata meta di visite da parte delle Scuole che mostrano cosa sia e cosa debba essere l’ Agricoltura, quell’Agricoltura che è nata dalla Civiltà contadina, nata in quel territorio per  meritò dei Monaci Basiliani che insegnarono alle popolazioni locali, la cura della terra e lo sviluppo delle coltivazioni ortofrutticole, secondo criteri naturali che ancora oggi si rispettano nell’Azienda Cavalieri. Roccagloriosa, con le sue case arroccate, con le sue stradine di pietra tra portali di antiche dimore e visione di panorami che lasciano il segno è una tappa sul cammino della Civiltà che i Monaci basiliani hanno lasciato alle popolazioni di questa parte di Antica Lucania e che oggi è splendidamente interpretata da Francescantonio Cavalieri e dalla sua famiglia su questo palcoscenico naturale allestito da Madre Natura nella “Mesopotamia cilentana”.

Francesco Russo

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